martedì 7 giugno 2011

Musica e Rivoluzione: L'urlo dei Liberi



La Tunisia post-rivoluzionaria e' in esplosione artistica. Riportiamo un articolo apparso sul Mattino di Francesca Bellino. "Sin dalla prima manifestazione in Tunisia la musica si è messa al servizio della rivoluzione. Soprattutto i canti dei rapper, da Psyco M a Il generale, da Balti a Mister Kazi e Dj  Costa, hanno fatto da colonna sonora alle diverse fasi della ribellione con brani come “Il presidente”, o “La famiglia mafiosa”, o “Voglio l’eguaglianza di Melson Mandela”. Ma il rap non è l’unico genere musicale diffuso in Tunisia e uscito allo scoperto in questo periodo. Esiste una scena metal tunisina poco conosciuta in patria, finora rimasta nascosta nel suo guscio, ma famosa all’estero che ha come punta dell’iceberg il gruppo Myrath che, proprio nei mesi della rivoluzione, ha ultimato un nuovo cd che porterà il titolo di “Dignità” (karaama) per sintetizzare in una unica parola il senso profondo delle richieste del Paese. Il gruppo, fondato dal chitarrista Malek Ben Arbia nel 2011 (quando aveva solo 13 anni), se all’inizio si dilettava a suonare cover di band di blues heavy metal e death  metal, con il passare degli anni ha iniziato a produrre brani originali influenzati dalla musica orientale e a esprimersi prima in inglese e poi, per caratterizzarsi maggiormente, anche in arabo usando il dialetto tunisino.  Malek, cosa è cambiato nel mondo della musica tunisina dalla cacciata di Ben Alì? Gli artisti finalmente non hanno più paura di esprimere la propria creatività. La dittatura aveva legato le mani al mondo artistico. Non ne potevamo più di stare fermi per questo siamo tutti scesi in piazza sin dal primo giorno e ognuno si è espresso a modo suo. I canali televisivi oggi ospitano più musicisti, sono in programma più concerti, ma soprattutto è venuta fuori la gioia di esprimersi in libertà, a viso aperto, senza nascondersi. Il cantante di Myrath, Zaher Zorgati, ha scritto anche una canzone dedicata alla rivoluzione…Sì, s’intitola “L’urlo dei liberi”. Sta girando tanto su Facebook e su youtube che finalmente non sono oscurati. E’ il nostro urlo.  Che ruolo ha avuto finora il metal in Tunisia? Era considerata una musica satanica? Era un genere emarginato. Non abbiamo ricevuto critiche di satanismo, ma siamo sempre stati trattati con indifferenza e non abbiamo mai ricevuto un aiuto. Per fortuna i nostri cd escono all’estero, altrimenti saremmo rimasti chiusi nella nostra cantina per anni. Ma nonostante ci muoviamo a livello internazionale siamo comunque stati sempre molto attenti a non trattare argomenti politici nei testi. Finora abbiamo pubblicato ben tre cd: “Double face” nel 2005, “Hope” nel 2007 (Brenus music-Francia) e “Desert call” nel 2010 (13 Bis Records-Francia/ Nightmare Records -USA). In estate esce il nuovo per la 13 BIS Records per l’Europa e il Giappone e per la Nightmare Records per l’America. Che significa Myrath? Eredità. Abbiamo scelto questo nome per comunicare che siamo un gruppo moderno ma che si lega al passato e guarda al futuro. Anche se proponiamo il metal, che è una musica occidentale, siamo sempre tunisini e orgogliosi di esserlo. Pensiamo che oggi, con le nuove tecnologie e internet, non ci siano più differenze fra i giovani del mondo: possiamo avere gli stessi gusti e condividere le stesse cose, pur mantenendo le nostre radici. Come definite la vostra musica? Progressive-power-oriental metal, tipica dei Myrath. L’urlo dei liberi... "

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